Dal 1973 al 1974 dipinsi una tela con una grande pietra centrale, tagliente e sempre di colore blu. Nel quadro, come nella vita, il percorso da seguire prima di giungere alla grande pietra era cosparso di rovi con strani rami, misteriosi e pericolosi per la sopravvivenza, tanto che giunti ai piedi della pietra l’unica possibilità era di affrontarla. È il percorso che tutti dobbiamo intraprendere, è il viaggio della vita. Tutti noi da sempre lottiamo con una pietra da superare, la pietra è il peso dell’esistenza e su di essa finiscono il pianto, il dolore e le fatiche, ma solo quando riusciremo a superarla, porteremo con noi la gioia, amore e cuore in un mondo migliore. Nell’opera ho dipinto la pietra blu, ovvero la poesia. Venticinque anni dopo nei pensieri di Eugenio Montale del 1973, leggo “La poesia non ha un momento in cui nasce ma è li da sempre come una pietra.” Io la poesia l’ho cercata, l’ho trovata e l’ho dipinta. Seguirono le tele dei sogni di primavera e d’estate, le mareggiate, i boschi con le fronde rosse, la montagna gialla ed ancora oggi il colore è il mio vero ed unico amico, che mi consola senza mai rimproverarmi di nulla.
Paolo Salvati
Un grosso albero dai rami secchi con grandi radici affioranti dal terreno lo avevo dipinto nel 1973, colorato di blu. Rappresentava un uomo, che disperatamente, cercava ancora di restare in piedi nonostante i segni del tempo fossero in lui molto evidenti e tutto intorno la natura continuasse a vivere in un trionfo di colore. La rappresentazione dell’albero e la bellezza del paesaggio avevano raggiunto una compiutezza emotiva, capace di farmi ascoltare il canto che scaturiva dalla visione poetica dell’insieme. Seguirono altri lavori sempre dipinti con la stessa intensità espressiva. Avevo capito che in pittura la poesia, servendosi del colore, era arrivata al canto.
Paolo Salvati